lunedì 27 luglio 2015

GRANDI IDEE “BRUCIATE” DA APPRENDISTI STREGONI

Non è piacevole, per me, cari lettori, stilare un bilancio dell'amministrazione pizzarottiana tre anni dopo il miracolo di quel trionfo elettorale che tante speranze e tante illusioni aveva suscitato dopo quasi tre lustri di nauseabondi governi ubaldiani. Non è piacevole, per me, perché quando ormai il giro di boa della legislatura è abbondantemente passato, vorrei che questa mia penna potesse sprigionare gioia e  raccontare una stagione passata esaltante e un programma futuro avvincente  di cose ancora da fare.
E invece mi ritrovo qui a dover prendere atto, con una tristezza e un rammarico infiniti, di una irripetibile occasione perduta.
Avevo creduto nella rivoluzione grillina in modo probabilmente eccessivo, spropositato e la delusione, adesso, è molto forte e assomiglia quasi a un tradimento amoroso.
Federico Pizzarotti e i suoi volenterosi ragazzi hanno tradito in pieno le aspettative di tutti coloro che, votandoli, avevano creduto di voltare finalmente pagina nel governo di una città soggiogata dai poteri forti, dalla massoneria e dalla mafia dei colletti bianchi.
L'esordio del sindaco, per la verità, non aveva fatto presagire cambiamenti epocali. Correre a inaugurare, solo poche settimane dopo la sua elezione, un monumento alla idiozia umana come il ponte nord che può essere abitato solo da fantasmi, ultimo prodotto della megalomania ubaldiana e dello sperpero di denaro pubblico (cinquanta miliardi di lire), mi aveva fatto pensare che quanto meno la partenza fosse avvenuta col piede sbagliato. Ma il peggio doveva ancora venire. Non si trattava dell'errore del principiante, ma il primo passo verso il tradimento di quelle speranze di cambiamento  che gli oceanici comizi parmigiani di Beppe Grillo avevano promesso.
Non si trattava soltanto - unica promessa mantenuta - di vedere al governo della città degli amministratori onesti. A Parma non avevamo soltanto bisogno di cacciare dei ladri dal palazzo dove si amministra la cosa pubblica.
C'era bisogno di una rivoluzione a 360 gradi. C'era bisogno di un sindaco che prendesse le distanze, con disprezzo, da chi aveva malgovernato negli anni precedenti, da chi aveva rubato e dilapidato le ricchezze della città. C'era bisogno di un sindaco che anziché cercare applausi alle assemblee confindustriali, rimediasse in quei consessi fischi e insulti per avere fatto pagare ad essi, a lor signori, i debiti procurati alle casse comunali da decenni di politiche a favore dei cementificatori e dei palazzinari cittadini. Avevamo bisogno di un sindaco che andava a cercare gli applausi fra i suoi cittadini, la gente comune, soprattutto quella più colpita dalla spaventosa crisi procurata - e forse programmata ad arte - dal capitalismo senza freni e da quella piovra finanziaria che ha bisogno di crisi cicliche per riprodursi e imporre sempre più la propria supremazia. Un sindaco che cercava fra i meno abbienti quei consensi e quegli evviva che è invece andato a raccogliere nel mondo imprenditoriale e bancario, dopo avere scaricato sulla popolazione più debole l'onere di ripianare un debito spaventoso messo insieme dalle città cantieri, dagli sperperi e dalle ruberie.
A ripianarlo saranno i parmigiani più deboli e indifesi, pagando le gabelle più alte d'Italia e subendo odiosi provvedimenti come quello della riduzione dei servizi per i disabili o delle scuuole per l'infanzia.
Per fortuna, però, il tradimento del movimento grillino è solo parmigiano perché,  a livello nazionale, gli eletti in parlamento hanno saputo mantenere fede alla parola data e a mantenere la schiena dritta.
Il consenso  popolare dilapidato da Federico Pizzarotti in questi tre anni di politica di appiattimento sui poteri forti lo si è toccato con mano nei giorni scorsi, quando meno del due per cento dei parmigiani è andato a votare i propri rappresentanti dei quartieri. Un clamoroso flop che rischia di distruggere sul nascere - perché attuata in malo modo da politici che paiono apprendisti stregoni - quella grande idea di rappresentanza diretta popolare che rappresenta il punto più qualificante ed elevato  del movimento di Beppe Grillo.
Un sindaco che sperpera denaro in viaggi orientali per sponsorizzare i prodotti della Barilla, che promette decine di migliaia di euro per tenere in piedi un aeroporto decrepito  senza passeggeri, che non chiede scusa per avere regalato quasi un milione e mezzo di euro a un industralotto venuto da Brescia per rovinare Parma Calcio, è probabilmente ritornato a godere di quel consenso (circa il 2 per cento) che aveva prima di ottenere l'appoggio e il gradimento di Beppe Grillo, anch'essi miseramente e stupidamente svaniti. 
4 maggio 2015

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